Il reflusso laringofaringeo. Questo sconosciuto

La dieta mediterranea,  soprattutto se a base di vegetali e associata all’assunzione di acqua alcalina, può essere efficace nel trattamento del reflusso laringofaringeo come il trattamento farmacologico a base di inibitori di pompa protonica (IPP).

 A confermarlo è uno studio retrospettivo realizzato da Craig Zalvan, del New York Medical College a Valhalla, pubblicato su Jama Otolaryngology-Head & Neck Surgery, su due gruppi di pazienti con diagnosi di reflusso laringofaringeo seguiti in un ospedale di New York, dal 2010 al 2015.

Il reflusso laringofaringeo, questo sconosciuto

Il reflusso laringofaringeo è un parente stretto del più conosciuto reflusso gastroesofageo, ma i meccanismi che stanno alla base della sua insorgenza non sono ancora stati del tutto spiegati e la cura non è facile e tantomeno immediata. A differenza del reflusso gastroesofageo, dove il contenuto gastrico risale l’esofago a causa della scarsa tenuta dello sfintere inferiore (una sorta di anello tra la bocca dello stomaco e l’esofago), nel reflusso laringofaringeo ad avere una cattiva tenuta è quello superiore, posto tra esofago e laringofaringe (la parte inferiore della faringe) e che, in condizioni normali, blocca il passaggio dell’aria nell’esofago e il reflusso nella faringe e nelle vie aeree. Il contenuto gastrico, pieno dei succhi acidi rilasciati dalla digestione, senza il blocco dello sfintere raggiunge quindi laringe e faringe, irritandone i tessuti  e provocando diversi sintomi tra cui mal di gola cronico, raucedine, tosse secca, necessità di schiarirsi la gola, muco spesso ed abbondante, sensazione di avere un blocco in gola. Ma le differenze con il reflusso gastroesofageo non finiscono qui: il succo gastrico che risale verso la laringe si porta dietro anche la pepsina (un enzima molto importante per la digestione) e i succhi biliari, altamente irritanti e che rendono l’ambiente, già compromesso, ancora più acido. Senza contare che il più delle volte il paziente non avverte questo tipo di reflusso.

Con la dieta si ottengono gli stessi risultati

Con questo studio, i ricercatori americani hanno voluto sondare alternative non farmacologiche per trattare il reflusso laringofaringeo. A 85 persone sono stati prescritti inibitori di pompa protonica  mentre 99 soggetti hanno seguito una dieta vegetale di tipo mediterraneo (cerali integrali, frutta, verdura, legumi e poca carne) associata all’assunzione di acqua alcalina, vale a dire con un ph superiore a 8 (basico) che contrasta l’acidità che si forma nella laringe. I vegetali sono naturalmente basici e aiutano ad abbassare l’acidità causata dal reflusso.

 Dopo 6 settimane, le condizioni del 63% del gruppo trattato con la dieta e del 54% degli individui che assumevano farmaci sono migliorate. Questi dati indicano, quindi, che con una dieta mediterranea e alcalina, i sintomi del reflusso possono essere curati come ( se non meglio) con gli inibitori di pompa protonica.

Inoltre, con questo tipo di dieta può si migliorare lo stile di vita ed evitare l’insorgenza di altre patologie, come ipertensione, diabete o malattie cardiovascolari. E, dettaglio non trascurabile, si possono abbassare i costi sanitari dovuti alla prescrizioni di inibitori di pompa protonica e limitare gli effetti potenzialmente negativi dovuti a un’assunzione prolungata o errata del farmaco stesso.

Gli inibitori di pompa protonica

Ma che il reflusso laringofaringeo non si possa trattare definitivamente con i farmaci non è una notizia. Normalmente, i disturbi legati all’iperacidità gastrica sono curati con farmaci a base di omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo, chiamati inibitori di pompa protonica (IPP). L’enzima gastrico H+/K+-ATPasi (idrogeno-potassio adenosintrifosfatasi) noto più comunemente come pompa protonica, governa il rilascio dell’acido cloridico da parte delle cellule paretali dello stomaco. Ma se questo tipo di farmaci si è rivelato molto efficace nel trattamento del reflusso gastroesofageo (gli IPP sono i primi farmaci per consumo e per spesa nel nostro paese – Fonte AIFA) lo stesso non può dirsi per il reflusso laringofaringeo perché, oltre ai succhi acidi, si porta dietro pepsina e succhi biliari sui quali gli IPP possono fare ben poco.  

Lo studio conferma in realtà quella che è una pratica clinica consolidata tra gli otorinolaringoiatri che affrontano questa patologia quotidianamente: i farmaci da soli sono poco efficaci, la dieta e lo stile di vita sono i veri fattori che incidono enormemente sul trattamento e che possono davvero fare la differenza.

Come spiega Claudio Albizzati, specialista otorinolaringoiatra del Gruppo Multimedica: “Gli inibitori di pompa protonica aiutano nel trattamento del reflusso laringofaringeo ma da soli non bastano. Fino a qualche anno fa era disponibile una molecola, la cisapride, poi ritirata dal commercio per gli effetti collaterali troppo pesanti. Ad oggi quindi quello che io consiglio è un trattamento a base di IPP da associare a una dieta alcalina, quindi a prevalenza vegetale, perché i vegetali diminuiscono in modo naturale l’acidità e minimizzano il rilascio della  pepsina”.

Si torna sempre sullo stesso punto, ormai ribadito da molti medici, dietologi e nutrizionisti: carne sì, ma con moderazione. Associata a tante verdure, cereali integrali, frutta e una buona idratazione.

Lo studio suggerisce l’assunzione di acqua alcalina, che è acqua “ionizzata”, vale a dire depurata grazie a uno ionizzatore che ne cambia il ph, rendendolo più basico. L’acqua alcalina però non è facile da trovare e non è consigliabile farla in casa con rimedi fai da te. Come suggerisce Albizzati, un’efficace alternativa potrebbe essere rappresenta dalle gomme da masticare: “Assumendole dopo i pasti – consiglia lo specialista – le gomme da masticare aumentano la produzione di saliva, che è alcalina e può quindi svolgere la stessa funzione dell’acqua basica”.

Ma dieta e farmaci non bastano

L’alimentazione e i farmaci da soli, però, non sono sufficienti. Lo stile di vita pare infatti essere il fattore più importante nell’insorgenza di questo disturbo: “Lo stress è un fattore che incide in modo pesante  – afferma Albizzati – dopo la crisi finanziaria i casi di reflusso sono aumentati, ma basta anche uno stress in ambito famigliare o lavorativo per scatenare il disturbo. Quando consigliavo dieta e riposo, i pazienti mi chiamavano per confermarmi di aver notato subito miglioramenti”. Non solo. Obesità, consumo eccessivo di alcol e caffè, abitudini di vita sbagliati (ad esempio, cenare tardi la sera) sono tutti possibili fattori di insorgenza del reflusso laringofaringeo su cui si stanno portando avanti molti studi perché è una patologia che va ancora inquadrata da un punto di vista eziologico.

Non è del tutto noto, ad esempio, il motivo per cui nell’esofago oltre i succhi gastrici risalgono anche pepsina e succhi biliari, assenti nel reflusso gastroesofageo o le ragioni per cui, a un certo punto, lo sfintere superiore inizia a non funzionare come dovrebbe. Alle volte il reflusso laringofaringeo nasce da solo, altre volte insorge in seguito al reflusso gastroesofageo. Le dinamiche di questo disturbo non sono ancora state del tutto delineate e di conseguenza anche il suo trattamento è in fase  di evoluzione.

Tutta colpa delle pepsina?

Questo enzima, dal nome così gentile, se rimane nello stomaco a svolgere il suo lavoro preziosissimo nella digestione delle proteine animali, va tutto bene. Ma se frequenta ambienti dove non dovrebbe stare, come la laringe, allora possono crearsi situazioni potenzialmente molto rischiose. Se non fatali.

Quando risale l’esofago, la pepsina rimane sulla mucosa che riveste la laringe. Non appena torna il reflusso (pieno di succhi acidi) la pepsina si riattiva, inacidendo l’ambiente circostante e causando i sintomi tipici di questo disturbo. Ma non solo. Parte della pepsina che rimane nella mucosa può essere incorporata dalle cellule dell’apparato respiratorio tramite vescicole che hanno un ph acido, e anche in questo caso la pepsina si riattiva:

“E qui la situazione può peggiorare – sottolinea Albizzati – perché non solo aumenta l’infiammazione a livello generale, ma trovandosi all’interno delle cellule, questo enzima può addirittura arrivare a modificare il dna e provocare l’insorgenza di tumori”.

Per questi motivi gli specialisti consigliano di seguire una dieta mediterranea, a prevalenza vegetale, come suggerisce lo studio americano, evitando caffè, alcol e correggendo eventuali stili di vita sbagliati. Inoltre, per capire se si è in presenza di reflusso laringofaringeo sono disponibili alcuni test come il Peptest che, tramite l’analisi della saliva, rileva la presenza di pepsina a livello della laringe.

In campo farmacologico si stanno studiando possibili inibitori di pepsina, ma anche qui la strada è tutta in salita, perché se può aver senso inibire questo enzima a livello laringeo, ha meno senso farlo a livello gastrico, dove la sua funzione è fondamentale per la digestione.

Il ruolo del microbiota

L’esercito di miliardi di organismi, soprattutto batteri, che popola il nostro organismo, il microbiota umano, potrebbe avere un ruolo importante nella cura di questa patologia. A suggerirlo è lo stesso Albizzati: “Il microbiota si trova in tutto l’organismo, non solo nell’intestino e le sue preziose attività (regolazione del sistema immunitario, protezione da batteri patogeni, funzionalità gastrointestinale) potrebbero aiutare nel diminuire i sintomi e nel curare il reflusso laringofaringeo”.

 E come si rende efficiente e forte il microbiota? Con dieta e stili di vita sani.

La risposta alle domande più difficile è sempre quella più semplice.

Fonte

Zalvan CH, Hu S, Greenberg B, Geliebter J, A Comparison of Alkaline Water and Mediterranean Diet vs Proton Pump Inhibition for Treatment of Laryngopharyngeal Reflux. JAMA Otolaryngol Head Neck Surg. 2017 Oct 1;143(10):1023-1029. doi: 10.1001/jamaoto.2017.1454.
 

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Davide

2 anni ago

Buonasera ,
Trovando molto interessante quanto da voi redatto ,desideravo avere alcuni consigli ,in base alla mia anamnesi che di seguito vieni così descritta:
Sono un uomo di cinquant’anni normo peso e soffro di mrge da ernia istale da scivolamento.
Da tanti anni assumo assiduamente ipp nello specifico omeprazolo da 20mg gestendo in modo accettabile la sintomatologia.
Da qualche anno soffro di reflusso laringo faringeo evidentemente per una incontinenza dello sfintere superiore .
Visto che gli inibitori della pompa protonica non riescono a contrastare i fastidi della sintomatologia ,mi chiedo se una terapia chirurgica nello specifico la fundoplicatio sec nissen possa essere risolutiva in modo da cambiare in maniera perpetua il mio stile di vita gravemente compromesso.
Ringraziandovi anticipatamente ,vi auguro buone vacanze

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