dance-1940245

Scoliosi e sport: quali sono le attività che si possono praticare?

Scoliosi e sport vanno d’accordo? A questa domanda non è semplice rispondere, perché la prima cosa da considerare è quanto la disciplina sportiva interessa la colonna vertebrale, quali movimenti sono implicati, se c’è una rotazione della colonna o se questa è soggetta a qualsivoglia tipo di pressione.

Oggi approfondisco il tema, provando a illustrarvi quali siano gli sport più indicati per chi soffre di questo disturbo.

La scoliosi deriva dal termine greco skolíosis ‘incurvamento’, che a sua volta deriva da skolíos ‘curvo’. Indica per l’appunto una curvatura laterale della colonna vertebrale associata alla rotazione delle vertebre (corpi vertebrali). Colpisce il 3% della popolazione generale e interessa soprattutto la fascia d’età tra i 10 e i 20 anni, in particolar modo le femmine.

Se soffri di scoliosi e ami fare sport è meglio non praticare attività a livello agonistico, soprattutto se si tratta di discipline che sollecitano particolarmente la colonna vertebrale o una sua rotazione, come nuoto e danza classicaE se puoi, indossa il corsetto quando fai sport.

Vediamo quali attività sportive si possono fare e quali invece è bene evitare o limitare.

Lo sport serve?

Lo sport serve sempre, ma partendo dal presupposto che non può essere visto come terapia a sé stante, è utile per mantenersi in forma. Ci sono però dei fattori da prendere in considerazione se si soffre di scoliosi e si vuole praticare sport: se l’attività prevede rotazione della colonna vertebrale, asimmetria costale e dorso piatto, è meglio evitarli.

Se invece sono presenti solo due di questi fattori, con un buon riscaldamento e una corretta preparazione (e continuando a portare il corsetto) puoi fare nuoto anche se hai la scoliosi. si può proseguire l’attività sportiva. tieni presente però che oltre al riscaldamento e alla preparazione muscolare, devi fare attenzione anche all’alimentazione: la corretta idratazione (almeno due litri di acqua al giorno) associata all’assunzione di alimenti a base di proteine animali, legumi e frutta, è importante.

Sport e scoliosi

Se soffri di scoliosi sarebbe meglio evitare di praticare sport a livello agonisticosoprattutto quelle discipline che implicano un’ alta mobilizzazione del rachide, vale a dire torsioni, flessioni o estensioni della colonna vertebrale, perché rendono la colonna più flessibile e quindi più facilmente deformabile. Come danza e nuoto.

Negli altri casi, che sono per fortuna molto più numerosi e frequenti (casi, cioè, nei quali la scoliosi non ha raggiunto una riconosciuta gravità e l’attività sportiva è praticata solo a livello amatoriale), si può fare sport, senza però trascurare gli esercizi di cinesiterapia.

Nuoto e scoliosi

In passato, ma accade ancora oggi, a un ragazzo scoliotico veniva prescritto il nuoto come terapia per la scoliosi. A livello però di ricerche scientifiche, non esistono evidenze certe che questo sport possa aiutare chi soffre di scoliosi. Anzi, come ho avuto modo già di ribadirlo in questo articolo, potrebbe addirittura peggiorarla. Alcuni studi già negli anni 80’, come quello pubblicato su Spine nel 1982, hanno infatti dimostrato l’infondatezza di tale convinzione. Più recentemente, l’ISICO – Istituto Scientifico Italiano della Colonna Vertebrale ha ribadito il concetto nello studio pubblicato nel 2013, che sottolinea  come il nuoto non deve essere consigliato come terapia per la scoliosi e che, se praticato in eccesso, può causare mal di schiena.

Il nuoto, infatti, esclude qualsiasi ricostruzione posturale perché in acqua non si può fare leva su punti fissi come accadrebbe all’asciutto. Questo limita anche il controllo delle torsioni della colonna vertebrale, le inevitabili anti versioni del bacino e le forze vettoriali  dei muscoli del dorso. Inoltre, le bracciate simultanee e bilaterali tipiche del “nuoto a farfalla o delfino” potrebbero incidere negativamente, in ragione di un eccessivo sviluppo dei muscoli pettorali, su una preesistente accentuata curvatura dorsale. Lo stesso vale per lo stile “a rana” che potrebbe avere un effetto cifotizzante (vale a dire che accentua la curvatura della colonna vertebrale a livello toracico) e provocare dolore. Questo perché il movimento di estensione del capo per inspirare accentua la lordosi cervicale e, di conseguenza, anche la lordosi lombare.

Sollevamento pesi e scoliosi

Il tradizionale sollevamento pesi mette sotto sforzo la schiena, per cui non te lo consigliamo. Il rachide di una persona scoliotica è già fragile, e il sollevamento pesi può determinare un carico sulle vertebre molto elevato.  Così come dovresti evitare esercizi come squat e affondi che agiscono sulla parte inferiore del corpo mettendo sotto sforzo la schiena, già compromessa per la scoliosi. È importante, in generale, evitare gli esercizi asimmetrici, da eseguire, eventualmente, solo su indicazioni dell’ortopedico. Durante l’esecuzione degli esercizi consigliati, inoltre, devi fare attenzione a non andare in iperlordosi lombare.

Equitazione e scoliosi

L’equitazione, se da una parte può essere utile perché aiuta a migliorare il controllo posturale, a stimolare l’equilibrio e a sviluppare una muscolatura più specifica della colonna vertebrale, dall’altra però può essere deleteria per chi soffre di una scoliosi di media o grave entità: il cavaliere è sottoposto a continui sbalzi dalla sella determinando in questo modo un notevole trauma a livello della colonna.

Arti marziali e scoliosi

Arti marziali e scoliosi non vanno troppo d’accordo. Non tanto per i movimenti tipici di queste discipline, ma per il rischio di ricevere colpi alla schiena che possono determinare delle lesioni a livello della colonna vertebrale. Inoltre, in alcune arti marziali, l’atleta può cadere, accidentalmente o a causa di un colpo: questo trauma può essere comunque deleterio per un soggetto scoliotico.

Tennis e scoliosi

Il tennis agonistico, che oggi si inizia già da ragazzini, negli anni della crescita viene praticato anche per due-tre ore al giorno. In un bambino scoliotico, questo eccessivo allenamento negli anni della crescita può comportare un  potenziamento asimmetrico dei gruppi muscolari del cingolo scapolare (la parte anatomica che comprende scapola, omero e clavicola). Le frequenti torsioni tipiche di questo sport (si pensi al “rovescio”) potrebbero aggravare una scoliosi nella sua fase iniziale.

 

Scherma e scoliosi

Quello che si può notare in chi pratica scherma è l’abbassamento della spalla dal lato del braccio dominante, ma questo è dovuto a un movimento di rotazione della scapola e non è assolutamente da ricondurre alla presenza di una scoliosi.
La scherma, tuttavia, può comportare uno sviluppo maggiore dei muscoli più sollecitati in questa pratica sportiva, come la  muscolatura del tronco superiore. In questi casi può insorgere l’ipertrofia muscolare. Ma indossando il corsetto, la scherma si può comunque praticare.

Golf e scoliosi

Gli effetti benefici del golf, anche in virtù dell’ambiente nel quale si gioca, lo rendono consigliabile a qualunque età. E anche a chi è affetto da scoliosi.
Se usi il corsetto puoi praticare questo sport anche in presenza di una curva scoliotica importante. In questa disciplina l’elemento di rotazione della colonna vertebrale è presente soprattutto nel back-swing, termine con cui si identificano i   movimenti che consentono di portare il bastone ad un punto dal quale è possibile farne iniziare la discesa per colpire la palla nel modo corretto. Durante questi movimenti, se fatti in assenza di corsetto ed esercizi correttivi, il soggetto scoliotico potrebbe aggravare la propria scoliosi.
Per cui, il golf va bene, ma se soffri di scoliosi non dimenticare di indossare il corsetto.

Danza e scoliosi

Statisticamente, nella danza classica e in attività simili (ginnastica ritmica e artistica) molti ballerini risultano affetti da scoliosi con doppia curva (DMC, Double Major Curve). Si tratta di una scoliosi in cui la colonna vertebrale forma due curve, come una S, il cui angolo è quasi uguale. In generale chi è affetto da DMC pratica più attività sportiva rispetto a chi ha una scoliosi a forma di C, a curva singola (SMC, single major curve). In generale, in caso di scoliosi evolutiva, la danza, soprattutto quella classica, sarebbe da evitare.
Come ha affermato Leon Scott, assistant professor on Scott, assistant professor presso il Clinical Orthopedics & Rehabilitation Vanderbilt University Medical Center, nonché  ex membro del team medico del Boston Ballet: “Nella mia esperienza, il modo in cui a chi studia danza classica viene richiesto di tenere la schiena è il contrario delle curve naturali della colonna vertebrale. Se si comincia a studiare danza classica in età molto giovane, la maggiore frequenza delle sessioni di studio e l’aumentata durata della danza sono associate con un maggiore rischio di sviluppare la curvatura anormale tipica della scoliosi”. Quindi nella danza classica, l’inversione delle curve fisiologiche può peggiorare una scoliosi preesistente o addirittura determinarne l’insorgenza.

Si può fare sport con il corsetto?

Sì, si può fare sport con il corsetto praticamente per tutte le discipline anche se potrebbe far bene dedicare l’ora libera per lo sport senza indossarlo. Questo perché il corsetto, se portato a lungo, tende a irrigidire la colonna vertebrale e a indebolire la muscolatura di sostegno. Fare sport, una o due ore a settimana, senza portarlo potrebbe aiutare a sviluppare le abilità neuromotorie della colonna vertebrale, libera dalla costrizione del bustino. Ma in ogni caso sono molti i giovani che lo indossano senza particolari problemi e in modo del tutto naturale. In caso di nuoto, sarà il medico a indicare se sia il caso di togliere o mantenere il bustino.
Chi indossa per alcuni anni, e per molte ore al giorno, il corsetto, se non pratica sport e non esegue esercizi specifici tende a “irrigidirsi” nella posizione del bustino, mantenendola anche quando non lo indossa. Lo sport ha, tra i tanti, il grande pregio di aiutare a mantenere la scioltezza e la naturalezza nei movimenti del tronco.

Di sport e scoliosi ne ho parlato anche sul magazine online Ohga!

Foto Credits:

Hebi B.Nicola Giordano |Daniel Tay | skeezePexels | Alexandr Ivanov

Articolo realizzato con il contributo del dottorRodolfo Lisi, docente di Scienze Motorie, Specializzato in Posturologia e in Cultura Sportiva

swim-864383

Il nuoto NON fa bene…per chi soffre di scoliosi

Il nuoto non fa bene. O meglio, non fa bene a chi soffre di scoliosi. Lo sport più completo del mondo, suggerito per qualsiasi obbiettivo di benessere, da mantenersi in forma a perdere peso, fino alla riabilitazione, non è sempre un toccasana. In alcuni casi, anzi, può peggiorare la salute dell’individuo.
Parliamo dei soggetti che soffrono di scoliosi, una curvatura anormale (laterale) della colonna vertebrale, che nei casi più lievi non inficia le normali attività quotidiane, ma in quelli più gravi può essere particolarmente limitante. Interessa il 3% della popolazione e colpisce soprattutto i soggetti giovani, in particolare le donne.

Non è facile affrontare un argomento simile. Sfatare il mito del nuoto, lo sport che tutto può, tutto concede ed è concesso a tutti, è impresa ardua. A farlo ci hanno pensato Rodolfo Lisi, docente di Scienze Motorie, Specializzato in Posturologia e in Cultura Sportiva, che su questo ci ha scritto un libro: “Il nuoto non fa bene – l’attività natatoria nella scoliosi: miti e tabù da sfatare” (Ed. Il Trifoglio Bianco) insieme a Carmelo Giuffrida, Dottore in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate.

Rodolfo Lisi

Nome omen, gli autori non ci hanno girato intorno fin dal titolo. Armati di conoscenze di medicina, biomeccanica, fluidodinamica, scienze motorie (soprattutto la connessione tra attività sportiva e deformità vertebrale) gli autori hanno provato a suggerire alla comunità medica di andare oltre il mero beneficio dell’attività natatoria dovuto “all’assenza di gravità” per il soggetto scoliotico, ma invitando i medici ad approfondire meglio che cosa succede in acqua, quali meccanismi, pesi e pressioni lavorano sul soggetto mentre nuota. Solo così si può capire perché per i soggetti scoliotici questa attività sportiva sia assolutamente sconsigliata.
Per capire meglio questo concetto messaggio, abbiamo intervistato uno degli autori, Rodolfo Lisi.

Dottor Lisi, non è azzardato affermare che il nuoto addirittura faccia male?

Voglio essere chiaro: il nuoto fa bene, è uno sport assolutamente completo ed è vero che in alcuni casi può essere indicato anche come terapia: per recuperare lesioni muscolari, fare determinati esercizi di fisioterapia, per soggetti che hanno disturbi cardiovascolari o ancora per partorire. L’attività in acqua è preziosa per l’uomo. Ma in alcuni casi, come per chi soffre di scoliosi, il nuoto non dovrebbe essere praticato, se non in via del tutto amatoriale e massimo, massimo, una volta alla settimana.

È piuttosto tranchant su questo aspetto. Ci può spiegare perché a un soggetto scoliotico non si può prescrivere il nuoto come terapia?

Già gli studi dei ricercatori Geyer e Vercauteren negli anni 80’ sono stati illuminanti in questo senso, ma la comunità medica ha continuato ad ignorarli. Geyer realizzò uno studio sulle forze autodeformanti che agiscono sul torace scoliotico. La scoliosi trasforma il torace in un cilindro deformato che tende ad aumentare spontaneamente la sua deformazione ogni volta che vengono esercitate delle forze sulla sua superficie esterna o interna. Le indagini di Vercauteren hanno dimostrato che oltre i 10 millimetri di gibbo dorsale, le forze applicate al torace agiscono in senso autodeformante, come avviene ad esempio nel nuoto.

Spiegato in parole più semplici, cosa significa?

I medici che suggeriscono questo sport a chi soffre di scoliosi fanno leva sul fatto che in acqua non ci sia gravità e che per questo motivo chi soffre di scoliosi può fare sport senza affaticare la colonna vertebrale. Ma non è così. In acqua c’è la forza di gravità, mica si annulla. Noi galleggiamo nell’acqua per il principio di Archimede (ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del fluido spostato, ndr). Ma in acqua, a differenza della terraferma, non esistono punti fissi su cui appoggiarsi o fare leva: il soggetto scoliotico è in balia dei flutti, non può aggrapparsi a nulla per fare quegli esercizi così fondamentali che si fanno a secco. E la pressione esercitata dall’acqua sulla zona lombare e toracica può peggiorare la patologia.

Quindi il fatto di fluttuare e non avere punti di sostegno può aggravare la scoliosi?

Esatto. Questo sport non consente di controllare le torsioni del rachide. Nell’acqua le gambe tendono ad affondare e per riportarle vicino alla superficie si tende ad accentuare la curva lombare, che in un soggetto scoliotico è già compromessa. In questo modo si peggiora la rotazione delle vertebre. Ma non è solo questo. Il gibbo, la preminenza a destra o sinistra della colonna vertebrale, che indica la presenza di scoliosi, può peggiorare sotto la pressione esercitata dall’acqua. E infine, la respirazione. In acqua la nostra respirazione è forzata, entriamo e usciamo dall’acqua con la testa per poter prendere aria e in questo modo forziamo la normale respirazione, aprendo ancora di più le costole (le ossa della gabbia toracica). Questa accentuazione della respirazione e dell’apertura delle coste può peggiorare ulteriormente il gibbo ed aggravare la scoliosi.

In genere ai soggetti scoliotici si consiglia lo stile dorso. Cosa ne pensa?

No, non va bene nemmeno il dorso. Tutti gli stili sono da evitare a livello agonistico. Come ho detto, va bene praticare nuoto una volta alla settimana per chi soffre di scoliosi, ma non di più. Il nuoto, per chi soffre di scoliosi, può andar bene come sport amatoriale, è un momento di svago e di attività fisica importante per qualsiasi individuo, ma per il soggetto scoliotico non deve essere consigliato come attività riabilitativa e non deve essere praticato a livello agonistico.

Nel libro lei suggerisce che l’esposizione al cloro possa in qualche modo aumentare il rischio di sviluppare la scoliosi. Davvero il cloro può essere così nocivo?

Gli studi epidemiologici mostrano un’associazione statisticamente significativa di scoliosi idiopatica adolescenziale e asimmetria verticale dei processi spinosi in soggetti che hanno utilizzato piscine riscaldate al coperto nei primi dodici mesi di vita. I batteri presenti nell’acqua di una piscina variano la loro presenza in rapporto all’utenza immersa in vasca: la clorazione diventa fondamentale per la prevenzione di gravi problemi di salute causati da virus, batteri, funghi e protozoi. Ma questo indispensabile e difficile equilibrio igienico dell’ambiente natatorio, connesso alla clorazione delle piscine coperte, e riscaldate, produce anche Trialometani neurotossici ( cloroformio, bromodiclorometano, dibromoclorometano, bromoformio, cianogeno cloruro). Inoltre, l’acqua riscaldata della piscina clorurata genera gas neurotossici liposolubili, volatili e clorurati.
Allo stato attuale si può solo ipotizzare quali parti del sistema nervoso centrale del neonato potrebbero essere influenzate da sostanze neurotossiche. Anche se i processi biologici alla base dello sviluppo della scoliosi idiopatica negli adolescenti, in particolare il sesso femminile, sono scarsamente comprensibili, esistono prove e supporti crescenti della possibilità di una influenza derivante da disturbo neurologico. L’ipotesi neurogenica, per la scoliosi idiopatica negli adolescenti sopra esposta, potrebbe dipendere da una disfunzione del cervello e/o del midollo spinale imputabile alle neurotossine provenienti da piscine coperte riscaldate. La conferma dei risultati epidemiologici deve essere comunque approfondita con ricerche interdisciplinari. Sappiamo che il grado di esposizione a sostanze neurotossiche, necessario per causare danni al tessuto neurale sub-letale, è sconosciuto e molto difficile da quantificare.

Come ci si accorge di essere affetti da scoliosi?

Diciamo subito che le cause dell’80% dei casi di scoliosi sono sconosciute. Quando parliamo di scoliosi idiopatica parliamo di una deformazione della colonna vertebrale evolutiva, che inizia durante l’adolescenza e termina nell’età adulta. Potrebbe essere di origine genetica, ma ancora non si è accertato scientificamente. Per capire se siamo di fronte a un soggetto scoliotico dobbiamo prestare attenzione ad alcuni particolari: spalle ad altezza differente, la presenza di una piccola gobba nella zona lombare, fianchi irregolari, inclinazioni del corpo verso un lato. Sono tutti segnali che possono indicare la presenza di scoliosi.

Nel dubbio, un genitore cosa deve fare?

In questi casi è bene far fare una visita al giovane dal medico pediatra (se minorenne) o di medicina generale, il quale farà le opportune verifiche con esami specifici. In caso di diagnosi positiva, si procederà con visite presso ortopedici e fisiatri.

Si può guarire dalla scoliosi?

Non si guarisce dalla scoliosi, ma si può evitare che peggiori. Nei casi più lievi si possono indossare bustini e corsetti per contenere l’evoluzione della patologia. Nei casi più gravi si procede con l’intervento chirurgico dove si inseriscono delle barre metalliche nella colonna vertebrale per tentare di raddrizzarla ed evitare un peggioramento, anche se non si potrà mai arrivare a un raddrizzamento completo.

—————————————————————————————————————————

Per acquistare il libro seguite questo link.

Fonti:
• Scoliosis in swimmers. Becker TJ. Clin Sports Med. 1986 Jan;5(1):149-58.
• “Swimming is not a scoliosis treatment: a controlled cross-sectional survey”, studio realizzato da ISICO (Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale) presentata in occasione del 40° Congresso annuale dell’International Society for the Study of the Lumbar Spine (Issls) nel 2013
• Geyer B. Scoliose thoracique et sport. Presented at XV Journees du Groupe Kinesitherapique de Travail sur la Scolios. Palavas Les Flots, 1986.
• Ikai M, Ishii K, Miyashita M. An electromyographic study of swimming. Research Journal of Physical Education, vol. 7, n. 4, pp. 47-54, 1964.
• Negrini A, Negrini S: Scoliosi, chinesiterapia e sport. In: Cimino F (ed), La Scoliosi in Età Evolutiva: Attualità e Tecniche di Trattamento a Confronto, pp 21/1-21/4. Modena (Italy): Groupe Kinésithérapique Européen de Travail sur la Scoliose, 1991
• Negrini S, Corigliano A, Panella L. Sport e scoliosi: indicazioni e limiti. La ginnastica medica, Vol. XXXVIII, fasc. 3/4/5/6, pp. 43-45, 1990
• Villani G, Falco A. Il nuoto nel trattamento della scoliosi. La Ginnastica Medica, vol. XXIII, fasc. 3-4-5-6-, 1975

Iscriviti alla newsletter – Ricevi Ogni mese consigli sulla comunicazione in ambito medico e una selezione degli articoli più letti!

loghi

Comunicazione in ambito medico e sanitario

Copyright 2022; MEDValues